Corriere della Sera: Giusto vedere Red Land anche per pagare un debito

Caro Aldo,
presto verrà proiettato Red Land, film ispirato alla tragica storia di Norma Cossetto e della sua famiglia nell’Istria interna del 1943. La nostra comunità di esuli aspetta da tempo: un progetto che ha stentato a decollare anche perché il soggetto non è di quelli che raccoglie simpatie; e quindi anche trovare chi volesse investirci, non solo in danaro, è stato più complicato. Per ora verrà proiettato in 28 sale. Spero aumentino. Noi che l’abbiamo visto sappiamo che si tratta di un buon film, e che il regista, Maximiliano Hernando Bruno, il cast, a cominciare dalla protagonista Selene Gandini (affiancata da grandi come Geraldine Chaplin e Franco Nero, e da altri bravissimi professionisti), gli sceneggiatori Antonello Belluco e lo stesso regista, e la casa di produzione VeniceFilm, hanno fatto un ottimo lavoro.
Elisabetta Barich

Cara Elisabetta,
Spero che a vedere Red Land vadano in tanti. Tutti noi abbiamo un debito verso gli esuli dell’Istria e della Dalmazia, e verso i loro discendenti. Ricordo come fosse adesso la prima volta che un mio compagno alla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Torino, figlio di esuli istriani, mi raccontò delle foibe. Avevo 19 anni, e non ne avevo mai sentito parlare. A scuola l’argomento non era stato sfiorato. In tv neppure. Riconosciamolo: a lungo è stato un tabù. A lungo si è parlato pudicamente di titini, senza scrivere a chiare lettere: comunisti. Si è taciuto a lungo anche sull’accoglienza gelida e a volte ostile che gli esuli ebbero nel resto d’Italia.
Come ha detto il più famoso di loro, Nino Benvenuti: «Ci chiamavano fascisti; eravamo italiani». Parlando di foibe, spesso si sente la premessa: «Noi italiani avevamo prima tentato di sradicare l’elemento slavo, poi occupato la loro terra con repressioni durissime». Il che è vero. E non può essere taciuto. Ma nulla indigna i parenti delle vittime più di stabilire un nesso diretto tra i due eventi. Perché nelle foibe non finirono i responsabili delle stragi nella Jugoslavia occupata. Finirono italiani «colpevoli» di indossare una divisa, fosse anche da bidello. «Colpevoli» di essere italiani. Compresi antifascisti ostili all’egemonia dei comunisti titini.

SABATO 17 NOVEMBRE 2018

VISITA LA PAGINA: Corriere della Sera

Condividi

Post simili

0
    0
    Carrello
    Your cart is emptyReturn to Shop